Collecoop: carcere e reinserimento sociale
In un mondo sempre più competitivo, con sempre meno opportunità, stare al fianco dei più fragili può sembrare un’impresa quasi impossibile.
Eppure questo è quello che fa Collecoop, ogni giorno, con determinazione. Cerchiamo di creare non solo opportunità di lavoro ma anche possibilità di vita migliore a chi sembra non averne.
Saldi sul principio che è giusto fare quanto più possibile per mettere in condizioni tutti di avere una vita dignitosa, lavoriamo con e per persone con diverse tipologie di svantaggio e talvolta la parte più difficile è abbattere lo stigma che alcuni tipi di fragilità si portano dietro.
Da anni collaboriamo con il sistema penitenziario e in particolare con la Casa di Reclusione nell’isola di Gorgona.
La nostra costituzione aveva già espresso la funzione rieducativa della pena:
«Le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato». (Art. 27, comma 3 della Costituzione Italiana)
Ci sono voluti però altri 30 anni per concretizzare questo principio in una legge ed è quindi solo nel 1975 con la Legge n. 354/1975 che si modifica il vecchio regolamento penitenziario che riconosce non soltanto la funzione “riabilitativa” della pena ma s’ispira ai principi di umanità e dignità della persona, riconoscendo, seppur nella privazione della libertà, dei diritti a chi sta scontando una pena.
La Gorgona è l’ultima isola carcere ancora attiva e rappresenta per questo una realtà particolare dove il rapporto tra la struttura e l’elemento naturale è fortissimo. Collecoop è entrata dunque alla Gorgona per cercare di dare dignità ai detenuti che potevano svolgere attività lavorative attraverso tirocini e veri e propri contratti di lavoro.
Nel mese di Dicembre 2022 è stato firmato un protocollo d’intesa tra Direzione del Carcere, la LAV e Collecoop: Una strategia, quella della cura, del rispetto e dell’empatia nei confronti degli animali ulteriormente rafforzata oggi grazie ad una rinnovata intesa. Un nuovo protocollo che vede la cooperativa come partner attivo in questo progetto, garantendo la dignità di un contratto di lavoro ai detenuti impegnati nell’attività di cura, accudimento e relazione con gli animali (leggi la notizia).
Il rapporto con il mondo carcerario si è ulteriormente rafforzato dall’arrivo, come responsabile degli Inserimenti Lavorativi del Dottor Giovanni De Peppo.
“Il lavoro in carcere e fuori, garantisce, oltre alla dignità dei detenuti, arricchiti dal valore di una attività lavorativa, la sicurezza delle carceri e soprattutto il senso di riscatto che rappresenta la possibilità di mantenere la propria famiglia e i propri figli” (Dottore De Peppo).
Il dottor De Peppo viene da una lunga esperienza come Garante delle persone private della libertà personale del Comune di Livorno e quindi con una profonda conoscenza della realtà carceraria e in particolare delle reali esigenze delle persone “ristrette”, oltre ad essere stato testimone attivo dell’impegno e dello sforzo dell’Amministrazione Penitenziaria per favorire attività e percorsi di reinserimento.
Uno di questi percorsi è stato il Laboratorio di scrittura creativa. Scrittura come mezzo “libero” di espressione. Terapia, ricerca e affermazione di sé. L’ultimo tema trattato nel laboratorio è stato proprio il lavoro. Un tema centrale anche per chi è detenuto e guarda ad una futura uscita dal carcere con apprensione ma anche per chi in carcere dovrà rimanere a lungo e trova nel lavoro, coi suoi ritmi e obiettivi, l’unico mezzo per spezzare la “atemporalità” svilente che spesso la vita in carcere comporta.
Il valore generato dagli scritti realizzati nel Laboratorio non poteva essere rimanere chiuso in un cassetto e per questo l’Amministrazione penitenziaria ha deciso di dare vita ad un libro raccolta “Il lavoro in carcere e fuori: Esperienze dei detenuti nel carcere di Gorgona e oltre” edito da Carmignani Editrice e la cui pubblicazione è stata fortemente sostenuta da Collecoop.
Il libro è stato presentato al pubblico domenica 11 dicembre presso la Biblioteca Bottini dell’Olio di Livorno (leggi la notizia).
Anche questa iniziativa dimostra come l’attività d’inclusione passa dall’agire in rete e non può essere approcciata a compartimenti stagni. L’inclusione passa dalla creazione di opportunità di lavoro ma deve per forza essere accompagnata anche dalla diffusione di iniziative che contribuiscano a creare una “cultura” dell’inclusione che faccia superare lo stigma.